THE BRUTALIST di Brady Corbet
Sabato 8 marzo | 18.00 |
Domenica 9 marzo | 18.45 |
Dopo la seconda guerra mondiale, l’ebreo ungherese László Tóth, architetto della Bauhaus scampato a Buchenwald, emigra negli Stati Uniti. Nell’attesa che sua moglie Erzsébet ottenga il visto per raggiungerlo, si cimenta in piccoli progetti di design d’interni e ristrutturazioni, dando prova delle sue nuove sensibilità brutaliste nate dall’esperienza dell’Olocausto: attira così l’attenzione di un ricco mecenate, Harrison Lee Van Buren, che gli commissiona un ambizioso progetto architettonico.
Produzione
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Sviluppo
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Corbet ha citato come fonte d’ispirazione le opere di Winfried Sebald e Vidiadhar Surajprasad Naipaul, che esplorano specifici avvenimenti e periodi storici attraverso la biografia di personaggi immaginari.[1] Il primo tempo s’intitola infatti L’enigma dell’arrivo, come un romanzo del 1987 di Naipaul.[1] Ha scelto il brutalismo come metafora di «qualcosa che le persone non comprendono e quindi vogliono abbattere ed eradicare».[1]
Corbet ha impiegato sette anni per ottenere i finanziamenti necessari a realizzare il film, prodotto da indipendente.[1][2] Il budget è stato tra i 6 e i 10 milioni di dollari.[1][2][3] Riguardo al realizzare un film epico in costume di oltre tre ore per una cifra tutto sommato esigua, Corbet ha dichiarato: «Siamo andati a risparmio ovunque possibile per essere certi che ogni singolo centesimo si vedesse sullo schermo. È stato uno sforzo erculeo, che non consiglio a nessuno […] anni e anni di lavoro praticamente gratis».[2] Tuttavia, ha anche ammesso che un budget ridotto gli ha garantito un livello maggiore di libertà creativa, potendo lavorare senza preoccuparsi di «quei produttori che non si fidano del regista e lo sommergono letteralmente di appunti. Alla fine esce una cosa sterile e impersonale. È la stessa differenza che c’è tra una ciotola presa al supermercato e il vasellame wabi-sabi».[2]
Originariamente, i ruoli principali nel cast erano stati affidati a Joel Edgerton (László), Marion Cotillard (Erzsébet), Mark Rylance (Harrison) e Sebastian Stan (Harry).[4] Tra i ruoli minori, Vanessa Kirby originariamente interpretava Audrey, la moglie di Attila, mentre Cassidy, Martin, de Bankolé e Nivola hanno invece mantenuto i rispettivi ruoli sin da principio.[4]
Riprese
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Le riprese, inizialmente previste per il 2020, sono state posticipate più volte, prima a causa dello scoppio della pandemia di COVID-19 in Europa e poi dell’invasione russa dell’Ucraina del 2022 che ha impedito di girare in Polonia,[2][5] oltre che per via di impegni personali sopraggiunti al cast, come gravidanze o lutti familiari.[5][6] Le riprese sono infine cominciate a Budapest il 16 marzo 2023,[7] proseguendo poi a Carrara dal 29 aprile seguente,[8] concludendosi il 5 maggio 2023.[9] In tutto, sono durate 34 giorni.[10]
Il film è stato girato dal direttore della fotografia Lol Crawley, alla sua terza collaborazione con Corbet,[1] in pellicola 35 mm formato VistaVision.[10] Si tratta del primo film americano girato in VistaVision da I due volti della vendetta (1961), di e con Marlon Brando.[1] Durante le riprese sono stati usati 87 039 metri di pellicola.[10] Corbet ha voluto girare in VistaVision sia per ragioni filologiche, siccome il formato apparteneva al decennio dov’era ambientato il film, sia perché esso permetteva di inquadrare “un palazzo di sei piani da cima a fondo con un semplice obiettivo 50 mm, come con un volto umano”.[1]
Post-produzione
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Il film è stato montato da Dávid Jancsó, alla sua terza collaborazione con Corbet.[1] La post-produzione si è tenuta nel Regno Unito per ragioni fiscali,[2] mentre lo sviluppo e la stampa della pellicola sono stati effettuati a Budapest, presso il NFI Filmlab.[10] Avendo girato in VistaVision, Corbet ha potuto stampare il film in 70 mm per la distribuzione, giudicandolo un formato più adatto a un film epico.[2][10] In tutto, tra riprese e post-produzione, Corbet è rimasto 22 mesi lontano dalla sua famiglia, tra cui la figlia di 10 anni.[2]
Colonna sonora
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Dopo la morte del suo compositore abituale Scott Walker nel 2019, Corbet ha deciso di affidare la colonna sonora del film a Daniel Blumberg, che aveva composto in precedenza per Mona Fastvold, co-sceneggiatrice di The Brutalist e moglie di Corbet, le musiche de Il mondo che verrà (2020).[1] Corbet e Blumberg hanno puntato a un’idea di “film brutalista”: «Pensavamo a una colonna sonora senza nulla di ornamentale. Una che risultasse sia minimalista sia massimalista. Che rappresentasse il movimento, in un certo senso. E che fosse creata solo con strumenti dell’epoca. […] Oggi molti pensano a questi edifici come delle sorta di monoliti alieni, ma in realtà vengono da un periodo storico molto alla Lucy ed io, che è qualcosa che ho sempre trovato interessante».[1]
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