🔴 EVENTO SPECIALE CON OSPITE 🔴IL REGISTA DANIELE VICARI AL POLITEAMA DI FANO
📚 IL CINEMA L’IMMORTALE
🎥 ORLANDO
Un libro e un film di Daniele Vicari
Il REGISTA DANIELE VICARI
sarà PRESENTE AL CINEMA POLITEAMA
per presentare Il suo libro Il cinema, l’immortale e il film ORLANDO con protagonista Michele Placido
📅 VENERDÌ 3 FEBBRAIO
🕡 18.30
Presentazione del libro Il cinema l’immortale
Degustazione a cura di Azienda Agraria Fiorini 🍷
Piú o meno alla fine di ogni decennio il cinema è stato dichiarato morto, da quando è nato in quel famoso 28 dicembre 1895. Gli stessi fratelli Lumière che gli diedero i natali dissero che si trattava di «una invenzione senza futuro» e lo dissero pensando alla vertiginosa evoluzione tecnologica di cui si erano fatti essi stessi interpreti in quanto industriali, produttori di pellicole e macchine da ripresa. Cosí il buon vecchio film, pur essendo nato per il grande schermo, ma essendosi adattato meravigliosamente al piccolo fin dalla diffusione dei primi apparecchi televisivi (parliamo degli anni Cinquanta del secolo scorso), pare stia facendo la parte del leone sulle innovative piattaforme digitali. Durante il blocco dovuto alla pandemia e anche dopo, i film hanno superato le serie tv. Cos’è quindi il cinema oggi? È arrivato il momento di chiederselo fino in fondo.
📅 VENERDÌ 3 FEBBRAIO
🕘 21.00
🎥 ORLANDO – introduce il regista Daniele Vicari
🎟️ INGRESSO PROIEZIONE €7
Daniele Vicari offre a Michele Placido uno dei ruoli più intensi di tutta la sua carriera di attore cinematografico.
Orlando è un anziano contadino della Sabina che da molti anni non ha più alcun rapporto con il figlio Valerio emigrato in Belgio. Un giorno però arriva una telefonata che comunica che Valerio è ricoverato in ospedale. Orlando parte ma arriva a Bruxelles in tempo solo per assistere alla chiusura di una bara. La porta dell’appartamento gliel’ha aperta Lyse, la nipote dodicenne che non sapeva di avere.
Placido regala al suo Orlando tutta la ruvidità di un uomo che non ha saputo accettare una separazione, che è consapevole di non possedere gli strumenti adeguati per confrontarsi con un presente che è già futuro e, soprattutto, vive come un’enorme fatica, quasi un disonore, il far emergere in superficie i propri sentimenti. Per la prima mezz’ora la sceneggiatura gli consente di articolare poche e dialettali parole (nel paese in cui abita il sindaco non parla neanche l’italiano) ma la comunicazione passa comunque. Conosciamo un Orlando che va dall’orgoglio ferito alla disponibilità ad affrontare l’ignoto con il denaro cucito all’interno della giacca buona. Ogni sguardo rivolto verso il basso, ogni quasi impercettibile reazione contribuiscono alla costruzione di un personaggio che Vicari segue con partecipe vicinanza.
È come se ci chiedesse di accostarci a quest’uomo chiuso a riccio senza pretendere di giudicarlo ma, anzi, sforzandoci di comprenderlo in un molteplice percorso di spaesamento. Perché non è solo la grande e moderna città a procurargli disagio. Al suo impatto, sin da subito non semplice, si aggiunge la rinnovata perdita dell’unico figlio unita alla scoperta di dover esercitare un ruolo sconosciuto e non facile. Perché quella nipote di cui non sapeva l’esistenza, che sembra sapere come reagire alla scomparsa del padre e, come vedremo, all’assenza da sempre di una madre, è un essere misterioso con cui è difficile rapportarsi. Non per la lingua (Lyse parla benissimo l’italiano) ma per la situazione nel suo complesso.
Vicari lavora sulle separazioni e sui progressivi ma sempre fragili avvicinamenti. Orlando sente profondamente la lontananza da un quotidiano tanto monotono quanto rassicurante. Il solo pensare di avere un padrone di casa di origini africane a cui dover saldare tre mesi di affitto arretrato (uno dei tanti debiti lasciati dal figlio) lo manda in crisi.
Lascia un Commento
Vuoi partecipare alla discussione?Sentitevi liberi di contribuire!